Ciolla rabbia! #3

Ciolla rabbia. Più che ciolla rabbia, ciollansia. Ma mi volete mollare? Cioll’ansia, anzi, cioll’Ansa sotto casa la mattina presto che viene a raccogliere i bidoni del vetro con quel suono conciliante che BADABOMPAMBUMMAPPORCAPUTTCLANGCRACKSPEMSBAM e CRASHBUMBANG che è più o meno come si è svegliato il capitano del Titanic quando l’hanno tirato per il bavero gridando AAAAAISBEEEEERG!! Che poi lui ha risposto “sì occhèi vabbene, ma è sempre un risveglio migliore che sentire Celine Dion cantare. Eppoi lasciatemi in pace che ammè #cazzomene, sono il capitano e affondo con la nave, per cui cosa mi alzo a fare? Cazzacci vostri e salutatemi a Jack e ditegli che comunque sulla porta ci stavano tranquillamente in due e qui ci sono le prove”.

E poi dopo l’Ansa arriva la mia categoria professionale preferita, i soffiatori di foglie. Essi sono quei simpatici individui vestiti con la mascherina, le cuffie antirumore e il giubbotto arancione dell’anagrammata Anas (non Ananas, sennò era giallo) che quando viene l’autunno hanno il simpatico compito di soffiare le foglie dai marciapiedi verso la strada, acciocché il camion del lavaggio strade possa raccoglierle. E all’uopo utilizzano un portentoso prodigio della tecnica che altro non è che BREEEEEEEEEEEEEENZZZZZZ e poi BREEEEEEEEEEEEEEENZZZZ e ancora BRAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA che l’orchidea che ho sul balcone si fa bella perché pensa che io stia invocando il suo corrispettivo maschile.

Che poi è un attimo che “eh, ma insomma, ti alzi sempre arrabbiato”. Veramente non mi ero neanche ancora alzato, visto che domani è festa e io non lavoro e il mio progetto era di dormire fino a martedì e non alzarmi neanche per peeshare.

O per fuggire dal Titanic.
#cazzomene
cresico_86

Ciolla rabbia! #2

Che poi, voglio dire, uno conteenua e conteenua a inseestere. “Ma cellai con me? Ma ti offatto qualcosa? Ma dici ammè? Ma stai parlando con mè? O con Memè? Eh, qui ci sono solo yo qnd stay proprio deecendo ammè” come se si senteessero tanty piccoly Robert The Neero, che appensarcy bene è un nome un po’ fasho (da intendersi “fascio” e non “fashion”… ma i fashisti quindi erano persone eleganti? Per quello che see mettevano il total black? Beh, fashi merde in ogny caso, prima che qua poi si pensa che).

Ma seryamente, ti offatto qualcosa? No perché qui sembra che cellai con me. Sembri incazzate. Ma cioè se sei incazzato dimmelo, perché devy fare qll faccha. C’è, non mi reevolgy nemmeno la parolaw. Mi viene da sospettarew che tu c’è l’habbia con me. Ti dico, dimmelo. Per ché non me lo devee deere? Credy che non sappya gesteerla? Credy che non capisca qnd too ciai qlks? L’ho capisco e come!

Se non c’è lai con me allora dimmi con chi cellai. Non capisco perché non mene parly. C’è me le fay geerare qnd fay cosee. Se non sei inka allora piantala che hai r8… ciè…

Ma sei incazzate? Comunque sembri incazzate. Che poi… Ahia!

cresico_85

Ciolla rabbia! #1

Hoggy mi geerano.

Inchessenso?

Nel senso che mi geerano le pallew.

Sì, ma inchessenso? Horaryo o anti-horaryo?

Senty, tee o già dettow che mi geerano, non inseestere.

Ma stai incazzato? Ma sei incazzato con me? Cosa ti offatto?

Gnente!

Ah ma all’hora non sey inka cn me. Allora chissene, ciè, ‘zzi tuoi. Cazzomene, #oggièvvene.

No, oggi èmmercole, ma #cazzomene lo stessow. Ciè, l’impo è che nn c’è lai cn me ke poi magari dv pure fare kualks per fartela passare o sentirmi le tooe menate sul fattow ke stai inca più di un azteco davanti hai conquistadores.

Se sey feleece tu lo say tee teerano le pietrew. Se sei treeste e ti manca l’allegria e vuoy far passare la maleenconeea, non venire con me e vai a piangere di là. Bobonbobon.

Se stay incazzato col mondo ma è solo un modo per cercare l’attenzione di chi ti sta intorno, fottiti e crepa nella tua bile che ha nessuno iene fotte di te.

L’ympo è ke nn 6 inka kn me.

Se invece sei ha rabiato per un moteevo seryo, cè, non venire a raccontarmelo che non ciò cazzy di senteere i tuoy cazzy.

cresico_84

Fai il ponte.

26 aprile 2012

La domanda, che non è affatto retorica, anzi è sostanziale – non nel senso delle sostanze, magari illecite, tipo l’illecitina di soia che se ti beccano due grammi ti fai dieci anni, che poi bisogna vedere perché sono illecite e chi l’ha deciso che tirare una striscia di coca cola è legale e leggere i cresico è droga pesante – è: ma il 25 aprile a Brooklyn faranno il ponte? La risposta ovviamente, ed è ovvio, è ovviochenò, visto che è la liberazione dell’Italia e mica dell’America, anche se occhèi c’erano gli americani, ma poi a ora che sono tornati a casa sono passati dei mesi e infatti loro festeggiano il 4 luglio. Chiaro, no?
Un altro discorso a parte per inciso d’altro canto si dovrebbe fare per il primo di maggio, che è la festa del lavoro e visto che l’Italia è fondata sul lavoro noi facciamo festa e l’America che è the land of the freedom fa festa pure, perché essendo liberi di fare quel cazzo che vogliono festeggiano dalle Alpi alle Piramidi e dal Manzanarre al Reno, che poi sarebbe come dire da NYC a Frisco e dall’Alaska al Mexico, ma siccome l’Ammmerica è enooooorme, a ora che arrivano in Messico passano dei giorni, e infatti lì festeggiano il Cinco de Mayo.
Se volete vi spiego anche il ringraziamento… magari un’altra volta, eh?
Ps: mi raccomando, se andate via per il ponte fate le partenze intelligenti, ovvero pensate al traffico che ci sarà e poi non partite. Stronzi.


Fai qualcosa.

23 febbraio 2012

Beh, sapete una cosa? Secondo Confucio il segreto per la felicità è finire ciò che si è iniziato. Un secondo… se non mi confucio lo diceva lui, se invece mi confondo lo diceva Redondo o Raimondo, che non è il canale worldwide della Rai, sennò bisognava pagare il canòne, cioè un grosso cane ringhioso da visualizzare sui vostri pc e smartphones e tablet e àipad. Lo diceva Redondo (1) ridendo e scherzando e sferzando le gambe con una canna di bambù per farti correre più ferocemente, pazzamente e smiiisuuuraaataaamente, come il poeta di Palazzeschi (che scriveva dei versi veramente pa(la)zzeschi!) che si diverte, perciò non lo state a insolentire, lasciatelo divertire, poveretto, queste piccole corbellerìe sono il suo difetto principale, nel senso del capo, contrapposto alla coda, senza alcun grattacapo, né alcun grattacoda, come già in passato (senza verdura né verzura, come l’ausello in selva di Guinizzelli (2), perché, del resto si sa che al cor gentil rempaira sempre amore, in quanto né fe’ amor anti che gentil core, né gentil core anti ch’amor, natura. E per capire questa frase senza avere studiato il Contini (3) o mettete Natura come soggetto o gugolate la parafrasi e fate prima) come già in passato, dicevo, scrivèi (che è assai più poetico e musicale di scrissi) in uno sproliloquio – soliloquio – turpiloquio che potete leggere qui. E comunque se i cresico sono tornati dopo questa lunga absentia (leggi assenzia, nel sensio dell’assenzio) è un po’ merito della Paoli – che voi non conoscete ma ammèchemmenefréga, io sì – che apre il vaso di Pandoro, quello senza canditi, e mi fa ricordare che se sei quello che fai allora fai qualcosa, come dissero i Wet Floor (4) prima di scivolare sul pavimento pelvico, che ovviamente era bagnato, perché un concerto punk è sempre una cosa eccitante. E ora la pianto e la finisco e quindi, se non mi sono confucio, sono felice.

PS: La vignetta non c’entra una favazza con l’introduzione, ma chi ci ha qualcosa da ridire può sempre andare a Lucca…

NOTE

(1) Egli è un calciatore carioca – non nel senso dei pennarelli – che però in realtà è argentino e ha giocato anche in un’antipatica squadra di milano che non è l’Inter.

(2) Egli è un poeta stilnovista citato anche dall’Alighiero nella Vita Nova nel verso “Guido i’ vorrei che tu Lapo ed io”, che però ora che ci penso quel Guido mi sa che era Cavalcanti e non Guinizzelli, e comunque se per Lapo avete pensato a Elkann smettete di leggere subito questo blog e annegatevi nel secchio. O nel Serchio se siete nelle vicinanze di Lucca.

(3) Esso è un’antologia letteraria in molti svariati e voluminosi volumi che prende il nome dal suo illustre compilatore le cui note di spiegazione del testo letterario risultano sovente più oscure dei versi di Bonagiunta Orbicciani, tanto per rimanere a Lucca (vedi nota precedente).

(4) Essi sono un complesso musicale di musica garage rock formatosi nella ridente cittadina di Brugherio. Sapetene di più qui.

 

Apple vs Arkanoid

20 ottobre 2011

Benvenuti in questa notte da lupi, anche se non piove né sono romanista (né tira vento…e qui si tira in ballo sempre il solito proverbio*), sulle frequenze di Radio Cresicomemé Uannéscion Awanaganna. Stasera trasmettiamo in diretta via smaffo ovvero smartphone (non intendo il tiro di sizza, quello è lo smaffio e comunque la sizza si chiama zamataura e se non ce lo sapevate, #sapevatelo e andate a fare un giro a Pioltello e poi quando tornate… ah no, non tornate più… niente #comenondètto). E comunque noi Cresico e tutti quelli coMemé siamo troppo avanti, siamo troppo tanti e siamo troppo shanti e quindi ci abbiamo un app per tutto, pure per postare sul Blog dei Cresico che cioè mentre sono a letto che me la dormo bello gargiulo posso pure scrivere l’introduzione alla nuova vignetta che è pronta da fine agosto e non l’ho ancora pubblicata (e questo è il motivo per cui è ancora in tema estivo… #nonchiedeteloppiù). E per scarrricare aggratìs le app, c’è il fornitissimo market che una volta su mille ci ha anche qualcosa di utile oltre a angry birds e forsquèck!.. scusate ho pestato un’anatra… alla rancia? No, alla fiera dell’est…intore, che in questo periodo di blackblòck, flickflack e cipeciòp costano talmente poco che te li tirano dietro. Eppoi non ce n’è: se non hai un àifon, non hai un àifon… e neanche settecento miglioni di migliardi di euro di bolletta a fine mese, che poi la mela se l’era mangiata Cresico, o Memé, non ricordo. E comunque, citando il mio vicino di posto in treno stasera: “come sistema operativo mobile, che figata che è Arkanoid**!”

* “Quando piove e tira vento, alle palle stai attento!“, recitato con conseguente manata inguinale all’interlocutore, ma solo se uomo o comunque testicolfornito.
** Vetusto seppur spassoso videogioco pleistocenico in cui con una barretta e una pallina si dovevano spaccare più mattoncini che a Tetris e Lego messi insieme.